Amaro in bocca (II)
In un bar di una piccola città Barbara, Mirco e Giuseppe continuano a parlare dell’evento a cui hanno appena partecipato, una conferenza di archeologia.
Mirco: “Lo so, sfoggiare la nostra cultura è sempre venuto fin troppo bene agli archeologi, purtroppo…”
Barbara: “Già, riuscite sempre a farlo nel modo più noioso possibile, soprattutto quando siete in gruppo, e ognuno vuole mostrare di saperne più degli altri.”
Giuseppe: “Per fortuna che oggi c’era solo un funzionario della Soprintendenza. Per me è stato più che sufficiente.”
B: “Sufficiente però non è stato ciò che ha detto. Come al solito ha divagato per un paio d’ore sulla straordinaria importanza del ritrovamento, sull’inestimabile valore dei reperti per ricostruire la storia, sulle molteplici e potenzialmente rivelatorie ipotesi e via dicendo.”
M: “Tutti questi aggettivi altisonanti sarebbero da eliminare dal vocabolario di un archeologo prima che diventi un modo di parlare che ci caratterizzi. Ma forse ormai è troppo tardi per cui tanto vale ordinare un’altra birra!”
G: “Su Mirco, non ti buttare giù, basta con questi commenti laconici! A me non sembra che sia troppo tardi, guarda quanta gente stasera; una ricerca archeologica è un evento che rafforza l’identità sociale. Tu sei un archeologo giovane, non sei come i tuoi colleghi più anziani, puoi cercare di cambiare qualcosa.”
B: “Non da solo ovviamente, sono sicura che ci sono altri giovani archeologi che pensano nel tuo stesso modo…”
M: “Su questo non ho dubbi ma la difficoltà maggiore, per me come per altri, sta proprio nell’avere un dialogo con gli archeologi che si sono formati una o più generazioni fa. Se riuscissi ad instaurare un dialogo con il funzionario di stasera con la certezza di essere realmente ascoltato potrei dare dei piccoli suggerimenti, anche banali, ma che aiuterebbero a creare un rapporto diverso con la comunità locale.”
G: “Cosa gli diresti?”
M: “Avrete notato tutti e due che alla fine qualcuno ha chiesto informazioni più approfondite sulla futura valorizzazione dell’area. Ora, mi spiegate perché il funzionario gli ha spiegato per filo e per segno tutta la procedura burocratica che sta dietro ad un progetto di valorizzazione e invece non ha speso una parola su quali siano state le diverse idee e possibilità che hanno preso in esame e perché hanno scelto proprio quel progetto?”
B: “In effetti della procedura burocratica non importa niente a nessuno di noi…”
G: “Ma quindi tu credi che ci abbia detto queste cose per distogliere l’attenzione dal progetto o proprio perché non pensa sia importante?”
M: “Se ci sia sotto qualcosa di losco non posso saperlo, però visto che non si ha sempre a che fare con una cittadinanza informata e dinamica, l’archeologo ha la responsabilità non solo di annunciare le sue scelte ma almeno di spiegarle se non c’è modo di trovare una decisione condivisa. Ad esempio bisogna far capire che un sito con un basso livello di conservazione come il nostro non porterà mai turisti in massa, anche se valorizzato nella dovuta maniera.”
B: “Di questo me ne rendo conto anche io, ma ho notato che molte persone pensano che a corretta valorizzazione corrisponda arrivo dei turisti e indotto economico sempre e comunque.”
M: “E’ uno dei tanti miti da sfatare, le cose però non bisogna nasconderle ma spiegarle chiaramente, tanto più se ci sono molte persone interessate ad ascoltarti. Senza dubbio anche io andrei a dormire senza l’amaro in bocca, con meno imbarazzo e più soddisfazione…”